Lucio Causo
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Bibliografia di Lucio Causo
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NOTIZIE DA LUCIO CAUSO

17/08/11  I PIRATI DEL TERZO MILLENNIO

 

 

PIRATI DI IERI…

   I pirati esistono ancora. Tra noi c’è chi non è disposto a credervi, nonostante i titoli allarmanti che appaiono sui giornali e i numerosi servizi, a volte incredibili, trasmessi dalla televisione. Tuttavia, per un complesso di circostanze economiche, militari e politiche, le loro sortite che pensavamo di aver relegato per sempre nei libri di Salgari, Conrad, Stevenson, Melville e De Foe, si sono fatte sempre più frequenti e minacciose specialmente nel Golfo di Aden, al largo delle coste somale.
   Il teatro delle attuali imprese piratesche è molto vasto e non può essere facilmente circoscritto e controllato dalle grandi potenze europee ed asiatiche.
   In passato, quando si parlava di pirati e di corsari s’intendeva il periodo che va dal 1500 al 1830, quando nel Mediterraneo si formarono gli stati barbareschi di Algeri, Tunisi e Tripoli, che furono governati da alcuni dei più formidabili corsari della storia della navigazione. A quel tempo, pirati erano considerati i predoni del mare che rubavano e saccheggiavano navi e coste di qualsiasi stato. Corsari erano quelli che si battevano solo con le navi e con gli uomini che appartenevano ad altri stati con cui erano in guerra. Tra i mussulmani e i cristiani la guerra era pressoché continua. Infatti, i Cavalieri di Malta si consideravano in guerra perenne contro i nemici della fede cristiana.
   I più importanti e i più temuti di tutti erano i due fratelli Khair ad-din e Arug, denominati Barbarossa per il colore della loro barba. Essi agivano per conto del sultano Solimano il Magnifico.
   Arug, il più grande, riuscì a creare un piccolo stato in Algeri, ma fu ucciso in combattimento dagli spagnoli.  Khair ad-din, signore incontrastato del Mediterraneo, s’impadronì di Tunisi e facendo atto di sottomissione all’impero ottomano ne diventò il grande ammiraglio. Dopo aver seminato il terrore per molti anni in tutto il Mediterraneo, morì a Istanbul carico di ricchezze ed onori.
   Ulug Alì, un ragazzo calabrese rinnegato, essendo passato coi pirati barbareschi, diventò il re di Algeri. Nominato ammiraglio dai Turchi, si coprì di gloria nella battaglia di Lepanto e riuscì a salvare parte dei vascelli ottomani.
   Si può affermare che fu proprio Khair ad-din l’organizzatore nel Mediterraneo centrale della guerra di corsa: egli usò delle galere lunghe e strette, con un unico ordine di remi, vele latine e un enorme sperone a prua, tutto di bronzo massiccio, per aprire i fianchi delle navi avversarie e consentire l’arrembaggio. Per le azioni rapide si adoperavano le galeotte, più piccole e leggere, che sfruttavano meglio l’azione del vento. Altre imbarcazioni minori erano le fruste e le feluche, lunghe fino a venti metri, mentre le navi delle marine cristiane erano più pesanti, anche se più potentemente armate, e comprendevano galeazze a più ponti e galeoni di circa mille tonnellate di stazza, con molta artiglieria, ma lenti nelle manovre.
   Nel 1536 il Barbarossa fece rapide incursioni sulle coste calabre e napoletane; l’anno seguente mosse contro la Puglia, ponendo le sue basi nelle calette e nelle grotte fra Castro Marina e Santa Cesàrea, dove oggi sorgono le torri di Miggiano e di Porto Badisco. La sua meta era Brindisi, ma il piano di attacco venne scoperto e sventato.
   Nel frattempo un nuovo astro della pirateria era sorto nel Mediterraneo centrale: Dragùt, che aveva la base nell’isola di Gerba. Nel 1554 le galere di Dragùt investirono le coste della Puglia, razziando tra Monopoli, Polignano e Molfetta, ma il grande assalto avvenne a Vieste, sul Gargano. Presa di slancio la città, Dragùt compì una orrenda carneficina; quando se ne ripartì dal Gargano, recava sulle galere oltre seimila schiavi tutti presi a Vieste. L’anno successivo sbarcò a Paola, devastò la città e saccheggiò anche il convento di San Francesco.
   Morto Dragùt, per una palla in testa durante l’assedio che i Turchi posero a Malta nel 1565, l’Adriatico meridionale ritenne di poter vivere finalmente alcuni anni di pace, ma nel 1566 la flotta saccheggiò Francavilla sulla costa abruzzese, San Vito e Vasto: questa fu una delle più clamorose imprese in Occidente della flotta musulmana.
   Il 7 ottobre 1571, l’armata della Lega Cristiana distrusse l’armata turca nelle acque di Lepanto; il Mediterraneo centrale rimase per qualche tempo zona di scorrerie dei soli barbareschi. Ci fu una sola eccezione, quando nel 1594 la flotta turca, al comando di Sinàn Pascià, si presentò nello stretto di Messina e saccheggiò Reggio Calabria proseguendo lungo la costa ionica.
  
   Di tanto in tanto le grandi potenze europee mandavano una flotta a bombardare Algeri o Tunisi o Tripoli. I barbareschi, dopo aver restituito gli schiavi liberati, riprendevano l’assalto delle navi cristiane e il saccheggio delle coste e dei porti del Mediterraneo.
   Questi atti di pirateria finirono nel 1830, quando la Francia per far cessare le continue scorrerie dei pirati, inviò in Algeria un forte corpo di spedizione, che riuscì a conquistare l’intero territorio algerino. Agli inizi del 1900, anche gli americani inviarono due spedizioni militari per occupare Derna e per bombardare Tripoli. Queste furono le prime imprese del Corpo dei Marines.
   Fuori del Mediterraneo si ebbe, durante l’età moderna, un’intensa attività piratesca nel mare delle Antille, dove nei secoli XVII e XVIII, gruppi di avventurieri (Filibustieri e Bucanieri) attirati dalla vicinanza delle ricche colonie spagnole operarono lungo le rotte dei galeoni.
   Aspramente combattuta da tutti gli Stati, la pirateria scomparve quasi completamente nel XIX secolo, salvo che in alcune zone dell’arcipelago indonesiano dove si sono verificati, anche in seguito, episodi di pirateria a danno di bastimenti in navigazione.

 

Kair ad-Din, detto il barbarossa (1475-1546)

LINK fonte

 

Fusta by Jan Huygen van Linschoten

 

 

PIRATI DI OGGI…

   Oggi, l’uomo della strada è perplesso quando legge o sente parlare ancora dei pirati. Ma i giornalisti, i politici, i militari sanno che il fenomeno è vecchio, strisciante e in continua crescita in alcune parti del mondo (Somalia, Nigeria, Bangladesh, Indonesia, Malesia).

 

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Panfilo Le Ponant

superpetroliera Sirius Star

Nave italiana Etna

Nave italiana Etna 

Nave italiana Bersagliere

(Fonte: libero-news)



LUCIO CAUSO
www.aksaicultura.net

 

 

 

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