MORTE DI GIUSEPPE VERDI
SFOGLIANDO I VECCHI GIORNALI DEL TEMPO
Il 27 gennaio 1901 morì Giuseppe Verdi. Grande fu il dolore nazionale e solenne il corteo che accompagnò la spoglia mortale del Maestro fino al Cimitero Monumentale di Milano.
Verdi alloggiava, com’era sua abitudine fin dal 1862, in un appartamento riservato all’Albergo Milano, ove passava sempre l’inverno in compagnia della cugina Maria Carrara e della servitù, essendo rimasto vedovo della moglie Giuseppina Strapponi, morta nel 1896. Benché avesse 88 anni, godeva di buona salute. La morte lo ghermì all’improvviso. La mattina del 21 gennaio 1901, un attacco d’apoplessia lo costrinse a letto, dove spirò la notte del 27, dopo un’agonia durata cinquanta ore. La notizia della malattia si diffuse in tutto il mondo e fino alla morte fu un susseguirsi di richieste di notizie da ogni parte. Il Re Vittorio Emanuele III, appena informato della malattia, aveva ordinato al Prefetto di Milano di tenerlo al corrente sulla salute di Verdi “ora per ora”. Il prof. Grocco di Firenze per sette giorni fece la spola fra la sua città e Milano per costatare i progressi purtroppo inesorabili del male. La diagnosi fu di “insulto cerebrale con emiplegia destra”. Il Maestro perdette subito l’uso della parola, ma l’intelligenza rimase viva a tratti. Il presentimento della morte si ebbe due giorni prima. Da quel momento Arrigo Boito, Giulio Ricordi, la cantante boema Teresa Stolz e la cugina Maria Carrara, non si mossero più dal capezzale su cui si spegneva il grande Maestro. La morte fu costatata dal prof. Grocco, che negli ultimi momenti di vita aveva il polso del Maestro in mano. Quando si spense – scrivono i giornali del tempo – fu visto il famoso clinico abbandonare il braccio, che ricadde inerte, e chinarsi sul cuore per ascoltare. Poi si alzò e allargò le braccia. Verdi era morto. Il telegrafo portò la triste notizia per tutto il mondo e Milano si vestì a lutto.
Due furono i funerali del grande Maestro. Per il primo furono rispettate le sue volontà che richiedevano funerali modesti, all’Ave Maria del mattino, senza fiori, né discorsi. E il 30 gennaio, alle sette del mattino, la salma, su di un carro di seconda classe, fu portata nella Chiesa di San Francesco da Paola, e poi al Cimitero Monumentale per Via Manzoni, via Manin e tutti i bastioni da Porta Venezia a Porta Volta. Una folla immensa si ammassò lungo il percorso e seguì numerosa la salma, al punto che a Porta Volta dovette intervenire uno squadrone di cavalleria per assicurare al feretro la possibilità di avanzare. Non fu un corteo, ma una marea. Fin dalle cinque del mattino popolani, operai, donne, fanciulli, s’erano collocati lungo i bastioni. E non vi era nulla di fastoso da vedere, ma solo un carro funebre disadorno. Ma esso conteneva la salma di Giuseppe Verdi.
Un secondo funerale del Maestro ebbe luogo il 27 febbraio, quando la salma, insieme con quella della moglie morta prima, fu portata dal Monumentale alla Casa di Riposo dei Musicisti, dove si trova tuttora. In questo solenne funerale fu presente il Conte di Torino, che seguì la salma in rappresentanza del Re. L’Imperatore di Germania mandò anch’egli un suo rappresentante e una magnifica corona. Così fecero altre Nazioni, la Camera e il Senato. Circa duecentomila persone seguirono quel corteo e gli fecero ala nel percorso dal Monumentale alla Casa di Riposo. La salma mosse dal Cimitero mentre un folto gruppo di cantori intonava il coro del Nabucco: Va pensiero…
Durante lo svolgimento del corteo non mancarono i feriti per l’affollamento ed un ragazzo, caduto da un albero per essersi spezzato il ramo su cui s’era arrampicato, morì. La commozione del primo funerale cedette il posto allo sfarzo del secondo, tanto che sui giornali del tempo non mancò qualche critica a questa parata, così contraria al carattere ed alla volontà del Maestro. Fu questa critica che certamente fece scartare agli organizzatori l’idea di esporre la salma del celebre Musicista alla Scala, perché il popolo andasse a salutarla nel luogo dove Giuseppe Verdi aveva avuto i suoi maggiori successi.
Lucio Causo