RICORDO DI LUIGI MOTTA
UNO SCRITTORE DIMENTICATO
Sono passati più di cinquantacinque anni dalla morte di Luigi Motta, scrittore di romanzi d’avventure, ormai dimenticato. I suoi libri fantastici hanno procurato moltissime ore di diletto ai ragazzi di tante generazioni. Oggi nessuno lo ricorda più, eppure nella prima metà del’800 è stato uno scrittore di grande successo, quasi quanto Emilio Salgari.
Luigi Motta nasce a Bussolengo (Verona) nel 1881. Sin da giovane si rivela bravo giornalista, traduttore ed anche autore di teatro. Ma la sua vera passione sono i romanzi d’avventure e ne scrive talmente tanti che diviene famoso. Però non ha la vita avventurosa dei suoi personaggi, quasi tutti navigatori ed avventurieri audaci e temerari, ma deve affrontare vicende piuttosto movimentate.
Da giovinetto si trasferisce con la famiglia dalla nativa Bussolengo alla bella città di Verona, dove trascorre una giovinezza brillantissima. Ad un certo momento, smette gli studi liceali e si reca a Genova per frequentare l’Istituto Nautico di quella città.
L’idea di viaggiare, di affrontare i rischi del mare, di conoscere paesi lontani e misteriosi, lo affascina. E tanto si entusiasma nel desiderio di effettuare lunghi viaggi, di conoscere gente diversa e terre inesplorate, che, interrotti gli studi per dissesti familiari, ridotto quasi in povertà, si mette a fantasticare scrivendo il suo primo romanzo d’avventure intitolato: “I flagellatori dell’oceano”.
In questo insolito libro, Luigi Motta, applicando le cognizioni apprese a scuola e aiutandosi con carte geografiche e libri di viaggi, narra una serie di straordinarie avventure di pirati da farlo credere un vecchio lupo di mare: invece ha soltanto vent’anni. Pieno di entusiasmo, porta il manoscritto a un editore di Genova, che pochi giorni prima aveva bandito un concorso letterario; finge di essere un incaricato dell’autore e resta in attesa di notizie. Nel frattempo deve risolvere il problema del mangiare e per questo si mette a lavorare, anche di notte, presso un panettiere. L’esito del concorso gli è favorevole per cui viene chiamato dall’editore, al quale si presenta con la sua vera identità, Meravigliato per la sua giovane età, l’editore si complimenta con Motta per il bel romanzo e gli fa firmare un contratto per nuovi libri. Ormai la sua strada è segnata, ma lo scrittore sente nell’animo un grande scrupolo, egli si domanda: “Come posso io continuare a scrivere romanzi d’avventure soltanto immaginandole? Giulio Verne ed Emilio Salgari, maestri del genere, non sono forse uomini che passano la loro vita nelle foreste di sperdute isole esotiche e fra le tempeste degli oceani sconfinati?”. Così pensa il giovane Motta finché, un giorno, decide di andare a far visita di omaggio al famoso scrittore francese e si sente dire che egli aveva navigato soltanto a bordo di un “barcarozzo” di piccolo cabotaggio lungo le spiagge della Francia e del golfo di Genova. Successivamente conosce Emilio Salgari ed apprende dalla sua viva voce che neppure lui è diventato capitano di marina, come voleva essere sin da giovane, e che tutti i viaggi descritti nei suoi libri e le impressionanti ed entusiasmanti peripezie dei vari Sandokan e Yanez non sono altro che frutto della fantasia. Rassicurato su questo punto, Luigi Motta continua a scrivere ed a raccontare le sue storie consultando testi sugli usi e costumi dei popoli della terra, carte geografiche, mappe e libri di viaggi. Egli si appassiona talmente a questo genere di letteratura che in poco più di cinquant’anni scrive ben cento romanzi in un caleidoscopio di invenzioni sicuramente eccezionali. Fra i romanzi più belli ed appassionanti, che si avvicinano per il gusto dell’esotico e dell’avventura a quelli di Emilio Salgari (in collaborazione col quale ha scritto vari libri), ricordiamo: I misteri del mare indiano, La pagoda nera, L’aereo infernale, L’albatros fuggente, La principessa delle rose, Il dominatore della Malesia, Nel regno della bianca morte, L’aeroplano nero, Il predatore del Pacifico, I giaguari dell’oceano, Fiamme sul Bosforo, Le tigri del Gange, L’isola senza nome, L’eredità dei Rasas, La grande tormenta, L’isola dei coralli, Il re della jungla, scritto nel 1955.
Anche il teatro lo attrae molto da quando traduce “Anima allegra” dei fratelli Quintero (spagnoli), una deliziosa commedia che ha come interprete la famosa Tina de Lorenzo.
Luigi Motta collabora per molti anni con la “Domenica del Corriere”, pubblicando decine e decine di novelle. Queste però sono le “briciole” del suo lavoro. La sua grande passione sono sempre i romanzi d’avventure. Egli li scrive con la mente e con l’anima ed i suoi personaggi fanno vivere, con la fantasia, avventure indimenticabili e straordinarie.
Il direttore della “Domenica del Corriere” di tanti anni fa ha scritto in un suo articolo: “L’ultima volta che Luigi Motta venne in redazione mi disse che stava scrivendo il suo centesimo romanzo. Eppure quello che lo inorgogliva di più era la bellezza dei grappoli d’uva della sua vigna di Bussolengo”… Ma era vero?
Luigi Motta muore a Milano nel 1955.
Laereo infernale Illustrazione del 1939