Virginia Wolf, la follia, la creatività con Eugernio Borgna
Basilica Palatina di Santa Barbara
Un folto pubblico é intervenuto all'incontro dal titolo “Virginia Wolf, la follia, la creatività”, condotto dallo psichiatra italiano Eugenio Borgna presso la Basilica Palatina di Santa Barbara, la chiesa di corte inserita nel complesso del Palazzo Ducale di Mantova. Borgna ha affrontato il tema della follia con una competenza ed una partecipazione che hanno smosso nei presenti i sentimenti più profondi dell'anima, portando ad una commozione che si é resa palpabile in platea attraverso un silenzio “devozionale”. Le parole sono gli strumenti dell'anima, ha esordito Borgna, e possono toccare il cuore di chi ascolta. Per questo motivo é di fondamentale importanza, allorché ci si accorge di un disagio nelle persone che abbiamo accanto, non distruggere negando ciò che la mente del soggetto in questione produce e che diviene la sua realtà. Non fa mistero, Borgna, del suo essere contro ai modi tradizionali di trattare il “disagio della mente” della psichiatria tradizionale, soprattutto tedesca, mentre in Italia si può fare la migliore terapia dello spirito, tenendo conto non solo dei sintomi, ma dando particolare riguardo alla natura dell'uomo. Esiste una follia mite, che potrebbe scaturire dalla malinconia di leopardiana memoria ed una follia intensa, ma entrambe nascono dall'esperienza del dolore. Soprattutto la follia non é solo un disturbo biologico ma psicologico, enigma e mistero ed allora diviene importante l'uso delle parole che usa chi si avvicina a questo stato di disagio, facendo ricorso alla dolcezza, alla gentilezza che “può aprire il cuore alla speranza”. “Questo é l'atteggiamento più vero e vivo che si dovrebbe tenere quando si incontra qualcuno con un dolore dell'anima” ribadisce Borgna “guardando al di là dei gesti e degli sguardi, delle espressioni che potrebbero sembrare stravaganti.Anche soltanto lo stringere la mano può essere terapia”.
Wirginia Wolf ha iniziato all'età di ventidue anni ad avere esperienze psicotipe, ha poi continuato lo psichiatra, con la prima crisi con allucinazioni e la sensazione di sentire “voci” nonché il primo tentativo di suicidio. Sei anni dopo é sopravvenuta una crisi più grave, dove l'angoscia ha divampato con i primi deliri. A trentatré anni vi sono stati ancora tentativi di suicidio dai quali é stata però salvata. Il marito dal 1932, anno del loro matrimonio, le é sempre stato vicino con dolcezza e grande affetto. Dopo quindici anni di silenzio di questo male dell'anima, ha continuato Borgna, sono esplosi in Virginia i “vulcani della disperazione” ed all'età di cinquantanove anni il suo ultimo tentativo di suicidio va in porto. Ed a tutti é parso di vederla, malinconica e disperata, sulla sponda del lago vicino a casa mentre riempie le tasche del cappotto di sassi e si lascia prendere dalle acque. Non é possibile capire fino in fondo i romanzi e le lettere di Virginia Wolf, straordinari e strazianti, precisa Borgna, se non si coglie quella “follia” che si accompagna ad una “trasfusione di immagini che aprono gli abissi” in cui si é dibattuta per tanto tempo, i sintomi germinati della sua mente, quelle “ombre” che l'hanno accompagnata per tutta la vita. Infatti, precisa, le ombre sono una specie di “proseguimento della luce” mentre le tenebre rappresentano la morte. Sono opere di straordinaria lucidità, come ad esempio l'ultima lettera inviata alla sorella Vanessa, in cui le annuncia il suo intento distruttivo. Ma se le ombre appartengono ancora alla luce, nella follia vi possono essere ancora albe. Luisastella Bergomi
Foto L.B.